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Il significato simbolico dei sintomi

Come al solito sono a portarvi la mia esperienza, il mio vissuto e quello delle persone che con me hanno condiviso queste esperienze nei trattamenti.

Recuperare da sintomi anche di vecchia data equivale a far propria un’informazione che il corpo attraverso il sintomo cerca a volte incessantemente e ripetutamente di trasmetterci. Con questo sono ben lontana dall’asserire che i sintomi sono il meglio che ci possa accadere, ma ahimè posso confermare che dietro a sintomi che hanno un’origine emotiva-mentale, c’è un perché e un’informazione da assimilare e un’azione da fare.

Inoltre, ciò che ho avuto modo di verificare è che il riuscire a recuperare un buon stato di ben-essere è un processo che ha una tempistica del tutto personale, e per avviare questo processo sono previsti dei passaggi obbligatori da percorrere. Per di più, il riuscire a recuperare oppure no, dipende anche da quanta energia abbiamo ancora a disposizione e in parte anche da quanto siamo disposti a prenderci tutta la responsabilità di come abbiamo reagito a un qualcosa di emotivamente impattante che ci è accaduto nella nostra vita.

Quindi, se non abbiamo terminato il nostro compito sulla terra e non è ancora il tempo di passare a un’altra vita più spirituale, se abbiamo ancora delle risorse a cui attingere, possiamo dar via al processo di recupero di un qualsiasi sintomo passando per: il capire con l’intelletto, procedendo poi per il comprendere con il cuore e infine, per il fare piccole azioni verso nuove abitudini di sostegno.

Per il nostro stato di evoluzione attuale, e per la maggior parte degli esseri umani, c’è la necessità di capire con la mente tutto quello che capita, ovvero c’è la necessità di trovare una spiegazione razionale per acquietare la mente. La nostra coscienza razionale è un po’ come un elaboratore e cerca una risposta “logica” per un qualsiasi effetto che si manifesti sul corpo.

Rasserenata la mente che per sua natura svolge un compito di indagine, si passa ad un altro livello, un po’ più profondo. Qui c’è la necessità di comprendere, ovvero di assimilare l’informazione sul piano emotivo. C’è da sentire con tutto il corpo e con tutta l’anima che quel determinato sintomo ha un senso, un significato che riguarda intimamente il vissuto della persona. Nell’aprirsi alla comprensione, potremmo ammettere a noi stessi cosa quel sintomo vuole comunicare, quale lezione di vita c’è da imparare oppure quale il vantaggio secondario. Il riconoscere con sincera onestà lo stato del proprio vissuto, porta a intravedere la via d’uscita.

Al contrario, il continuare ad addossare all’altro la responsabilità di quanto ci accade, senza comprendere che siamo noi i protagonisti e i registi della nostra vita, ci fa rimanere nelle sabbie mobili del problema.

Infine, c’è bisogno di passare all’azione e talvolta osare anche qualcosa che non abbiamo mai fatto. L’azione serve a creare nuovi percorsi neuronali e a modificare vecchi schemi di comportamento che ormai non ci sono più utili.

Vi porto l’esempio di una cliente che aveva spesso un dolore al primo molare inferiore destro. Questo dente era devitalizzato e dalle radiografie godeva di una salute perfetta. Era pertanto incomprensibile l’infiammazione che l’assaliva e che non le permetteva neanche di masticare a destra.

Abbiamo visto assieme che il primo molare inferiore destro rappresenta il lavoro ed è connesso alla morte e alla rinascita o a una ristrutturazione di una struttura precedente verso la nascita di un nuovo progetto.

Caso vuole, che, proprio in quel periodo della sua vita, questa donna stesse riprendendo in mano la sua vita e fosse alla ricerca di un nuovo lavoro. Aveva qualche difficoltà a darsi valore e per di più si faceva spesso sfruttare nei rapporti di lavoro. Quindi, un po’ per un senso di svalutazione, un po’ per un senso di delusione nei rapporti di lavoro precedenti e un po’ per l’incertezza su dove dirigere i suoi passi, si trovava in una sorta di stasi. In quel periodo effettivamente viveva il timore di iniziare un nuovo progetto che per lei avrebbe rappresentato un nuovo inizio e un ritorno alla vita.

Quindi, in questo caso, tutto quello che feci oltre ad andare a riequilibrare i 12 muscoli e a consigliarle dei fiori di Bach, la spronai a muovere dei piccoli passi verso questo nuovo lavoro.

Potrete crederci oppure no, ma ritornò a casa, lavorò al suo progetto, spedì delle mail e il giorno dopo continuò a dedicarsi al suo nuovo progetto. Dalla sera del giorno dopo, quel dente che le aveva fatto male per quattro giorni, era completamente sfiammato. Il dolore era svanito, la gengiva sgonfiata e la cliente poteva nuovamente masticare a destra.

Questo caso dimostra, che calmata l’anima con delle azioni concrete, il sintomo è sparito. Era la sua poca autostima a bloccare l’azione e grazie al corpo che ha fatto suonare un doloroso campanello d’allarme, la sua comprensione e successiva azione sono stati la soluzione del problema. Staremo a vedere se il sintomo si ripresenta ma ad oggi, a distanza di 2 mesi, questo non è ricapitato.

Quindi, questo caso insegna che possiamo ricorrere a tutti gli integratori e rimedi naturali o chimici del caso, e potremmo grazie a questi prodotti disattivare i ricettori del dolore, ma questa soluzione sarà temporanea se non viene compreso il sintomo. Il risultato sarà che il sintomo si ripresenterà e saremo costretti a riacquistare altri prodotti per calmare il corpo. In realtà, il corpo ci aiuta a individuare il luogo del mal-essere, l’anima ci parla del dolore associato a quella parte del corpo e infine l’anima cosciente prende la decisione di fare una o più azioni per invertire la rotta che ci ha condotto a quel mal-stare.